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    LA RIPRODUZIONE DI UN DISCO

    Davide76
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    Messaggio Da Davide76 Mar 27 Ott 2009 - 23:20

    Per riprodurre un disco, questo viene posto su un piatto rotante fatto girare a velocità costante e predefinita.
    Inizialmente il piatto era messo in movimento da una molla caricata con una manovella, poi sostituita da un motore elettrico.
    Nel tempo si ebbero diversi tipi di trasmissione del moto dal motore al piatto, dapprima vennero utilizzate pulegge (trasmissione a puleggia) sostituite poi da cinghie in gomma (trazione a cinghia o belt drive), tuttora in uso nei migliori apparecchi.
    Si giunse anche a far girare il piatto collegando direttamente il motore al suo albero (trazione diretta), alcuni sofisticati modelli prevedono il motore e il braccio di lettura, separati fisicamente dal piatto rotante; queste modifiche concettuali nella costruzione dei giradischi hanno favorito una qualità di riproduzione a mano a mano più accurata e priva di disturbi derivanti dall'apparecchio stesso riducendo praticamente a zero l'apporto di rumore da parte del motore.
    Attualmente, per garantire la massima regolarità nella rotazione del piatto, il motore è azionato da un circuito elettronico pilotato da un oscillatore a quarzo.
    La riproduzione vera e propria si ottiene appoggiando sul disco inciso la puntina di lettura questa è sostenuta da un braccio munito di un apposito contrappeso atto a ottenere una pressione della testina sul disco costante e predefinita. Il braccio può essere collegato ad uno snodo posto sulla base del giradischi in modo da far seguire alla testina il percorso determinato dal solco del disco.
    Alla fine degli anni '70 si sono affermati giradischi muniti di braccio tangenziale, ossia bracci che seguono l'andamento della testina tangenzialmente al diametro del disco, evitando così differenti modalità di lettura derivanti dalla curvatura del percorso (errore tangenziale), inevitabile con bracci a snodo.
    Quando il pick-up è posato sul disco, il profilo irregolare del solco provoca la vibrazione della puntina; tale vibrazione veniva originariamente trasmessa direttamente ad una membrana che riproduceva il suono in maniera esclusivamente meccanica; in seguito le vibrazioni sono state impiegate per generare deboli segnali elettrici da una bobina oppure da un cristallo piezoelettrico inclusi nel corpo della testina, quelle di buona qualità, concettualmente sono costituite da una leva chiamata cantilever, (un sottilissimo tubetto in metallo leggero) fulcrata al centro con silicone, pertanto libera di oscillare in ogni direzione, ad un estremo di questa è fissata la puntina, all'altro estremo può essere fissato un magnete oppure una bobina, nel primo caso il fonorivelatore prende il nome di MM (magnete mobile), nel secondo caso prende il nome di MC (bobina mobile).
    Essendo il sistema a bobina mobile più preciso, ma 10 volte meno efficiente, ovvero viene generata una tensione 10 volte inferiore, i deboli segnali rivelati vengono prima preamplificati da un apposito circuito chiamato per consuetudine "pre MC", in alcuni casi fornito come elemento opzionale dal costruttore dell'amplificatore, dopodiché, sono utilizzabili dal circuito di preamplificazione vera e propria; da qui vengono inviati all'amplificatore finale, il quale trasferisce il segnale agli altoparlanti montati nei diffusori, trasformandolo finalmente in suono.

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